Merceria Spagnulo, storia salernitana

Era il 1904 quando la famiglia Spagnulo aprì la sua bottega, a Salerno. A Via dei Mercanti, inutile dire, in quello che un giorno sarebbe stato chiamato “centro storico” ma che allora era il cuore pulsante della città.

Da romana acquisita quale sono, via dei Mercanti mi rimanda a via dei Giubbonari, via dei Balestrari, via dei Chiodaroli. Quanto mi piacerebbe poter tornare indietro nel tempo, il tanto che serve per vedere quelle strade nel periodo in cui i nomi ne riflettevano la vita reale: il fervere delle attività, il battere dei ferri, il dettaglio di ogni lavorazione, le grida scambiate tra le varie botteghe, le contrattazioni con i clienti.

Fossero stati romani, gli Spagnulo avrebbero senz’altro aperto a via dei Cappellari, poiché anche quello facevano (o meglio avrebbero poi anche fatto, più avanti), cappelli.

Aprirono producendo ventagli: avrei passato le giornate a comprarne, se avessi vissuto allora. Divennero poi anche merceria e cappelleria, e in queste “trasformazioni”, indotte dalle mutate esigenze della clientela, una tappa importante (di cui non ricordo purtroppo i dettagli) si colloca nel 1959, la data riportata nell’attuale insegna del negozio.

L’attività andò subito bene, e continuò ad andare bene per anni, decenni.

Gli attuali titolari, discendenti di ennesima generazione, ce lo raccontano con orgoglio. I vestiti nuovi erano un lusso e una rarità; la normalità era rammendare. Rammendare tutto: dalle calze ai pantaloni alle mutande. Che pare brutto da dire, eppure le portiamo tutti, a parte bizzarre eccezioni.

Sicché, dal momento in cui le serrande si alzavano, era un andirivieni continuo e la giornata era sì faticosa, ma anche rapida a scorrere e soddisfacente dal punto di vista economico.

La bottega degli Spagnulo ha la bellezza di 118 anni: quanta storia, quante storie ha visto, e quanto sono stati bravi loro a trasformarsi man mano che il mercato dava segnali nuovi.

Così, quando via Mercanti è diventata una strada in cui più che i locali passeggiano i turisti, grazie alle loro ormai provatissime doti camaleontiche, gli Spagnulo hanno saputo trovare una nuova formula, che propone prodotti di qualità che ben si prestano anche ad essere un ricordo di viaggio e che insieme restano nel solco della tradizione di famiglia, quello della merceria e della pelletteria.

Spagnulo a Salerno

Esternamente il negozio ricorda fieramente le proprie origini, nell’insegna elegante e nell’aver conservato le porte battenti dal sapore antico. Nel periodo in cui l’ho visitato, a fine giugno, le vetrine esponevano ventagli di legno decorati con motivi ripresi da quadri di artisti tra i più noti (Van Gogh, Klimt, Monet), Frida), ombrellini colorati in modo analogo e articoli di pelletteria adatti anche a chi sia del posto: cinture, portafogli, cappelli e così via.

Essendo io fanatica di ombrellini, ventagli e arte, mi sono catapultata sulla vetrina destra con la stessa eleganza con cui gli orsi si attaccano al miele e le cozze allo scoglio, dopodiché entrare è stato inevitabile.

alcuni acquisti da Spagnulo

Mentre sceglievo i 3 ventagli, i due ombrellini e il berretto da comprare (eh, mica potevo uscire a mani vacanti), scambiavamo chiacchiere con i fratelli Spagnulo (fratello e sorella, per essere precisi), che con piacere ci hanno raccontato la bella storia di famiglia di cui sono i testimoni.

Andate da loro e, mi raccomando, salutateceli!

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Pizzeria Resilienza, Salerno

(ultima visita Luglio 2022)

Ne convengo, il nome è diventato nel frattempo un abusato passepartout dell’oratore al cartoccio, piatto sempre pronto della prosopopea, ma la pizzeria è nata nel 2013, perciò siate resilienti e procediamo.

Il prologo (una raggiungibilità non istantanea: l’indirizzo c’è, ma bisogna girare attorno a un palazzo, scendere scale, cose così), in un certo modo prepara al posto. Si arriva in una sorta di piazzetta pedonale piacevolissima, al riparo da viali, auto e rumori. Immagino che fuori si possa star bene per buona parte dell’anno.

Carta di vini e birre divertente, con tanta Campania e sostanzialmente nessuna banalità, escludendo un prosecco messo lì perché secondo me qualcuno da accontentare solo così capita sempre. Insomma, anche sul bere si cerca di occupare una posizione definita e non di massa.

Le pizze sono state:

PROFUMI DI COSTIERA

PROVOLA AFFUMICATA A FIENO,

ALACCIA DI LAMPEDUSA,

LIMONE DELLA COSTIERA AMALFITANA IGP,

PEPE

7,50 €

BACCALA’ E CRUSCO

FIOR DI LATTE,

BACCALA’,

PEPERONE CRUSCO,

OLIO EVO

10,00 €

pizza con farine integrali, provola affumicata, limone della costiera amalfitana IGP, pepe

Che bontà.

Trovate qui la loro storia, la filosofia e gli altri dettagli, ma tra foto, nome e qualcos’altro vi è già chiaro che parliamo di un livello di offerta alto, intenzionalmente e forse anche radicalmente alto.

Il punto un po’ buffo è che capireste la qualità intrinseca di questa pizzeria da questo articolo meglio che da un semplice pranzo al volo senza interazioni con titolare e staff, perché il menu -con una modestia che definire inusitata è ormai inusitato ma c’ha pure senso- non specifica scoperte che fai solo quando, colpito da un’evidente qualità di impasto e sapori, fai qualche domanda al titolare. E’ in quel momento che lui, contento della curiosità, tira fuori la “ciccia” del locale, il motivo per cui hai già deciso di tornarci decine di volte: mix ovviamente studiato di farine integrali, sale di Trapani selezionato, attenzione e cura per ogni ingrediente… Insomma, fino a quel momento una gioia per papille e pupille, poi l’esperienza di conoscerne ragioni e radici dalle parole di uno che, convintamente, resilientemente, ci crede.

pizza con farine integrali, fiordilatte, peperone crusco, baccalò, olio EVO

E’ un modo di porsi, quello di stare un passo indietro e scoprire le carte solo ai curiosi, che visto da un romano fa un effetto molto positivo ma inizialmente straniante, perché quel romano viene da una città in cui troppo spesso il mondo del “mangia e bevi” ti porta lo storytelling come antipasto, e fin qui andrebbe anche bene, ma talvolta ne fa un vanto che diventa quasi un prescindere dal risultato finale, e questo va meno bene. Qui c’è misura e sobrietà, una direzione più ostinata e contraria che resiliente, come a dire che intanto va portata in tavola una cosa buona e poi se vuoi se ne parla pure.

Not for beginners, come approccio.

Tutto perfetto? A gusti, come quasi sempre! Si potrebbe dire che il crusco forse avrebbe voluto un baccalà con una punta di salatura in più per non schiacciarlo in personalità; si potrebbe pure aggiungere che il limone letteralmente a fettine sulla pizza sa essere divisivo, ma appunto stiamo miniaturizzando i commenti su questioni che diventa bello condividere a tavola mentre di queste pizze ne mangi e rimangi.

Senza mancar di dire che il limone a fette sulla pizza a me è piaciuto moltissimo.

Diciamo che fossi in voi non me la perderei, approfittando così per visitare una città che continua ad essere molto bella e curata.

Dàtece retta!

Li trovate qui.