(ultima visita: ottobre 2022)
Anagni, luogo dal passato così importante che Elio la definirebbe la terra dei papi… ok, cercate su Wikipedia, qui cominciamo già malino e capite bene che per imparare serve cercare altrove.
Tra le tante cose belle da fare qui… sì, ci si può anche mangiare.

Ci è parso di capire che i posti buoni per mangiare qui non mancano, sicché la scelta non è stata istantanea. La posizione è centralissima, lungo il viale principale, incredibilmente non pedonalizzato -un’assurdità purtroppo consueta sulle cui motivazioni non staremo a spendere parole ora-. La piazza che ospita il ristorante, adibita a parcheggio, ha un bel panorama sulla valle sottostante e invita perciò a guardare dal lato aperto: ecco, per entrare nel ristorante cortesemente voltatevi perché il suo lato è quello opposto.
Uno stretto corridoio che sembra condiviso con altre proprietà vi conduce nella sala al chiuso, ma c’è anche uno spazio aperto, non grande ma molto piacevole, con vista sulla parte superiore della facciata di una chiesa (i paesi che affacciano su una valle, avrete avuto modo di vederlo anche nelle vostre eistenze, tendono a scarseggiare in strade pianeggianti). Arriva il menu e c’è qualche minuto per pensarci sopra e prepararsi domande che diverranno suggerimenti da uno staff preparato e d’esperienza, che quanto a informalità sembra muoversi valutando con mestiere il cliente che ha di fronte.


Gli antipasti combinati proposti in carta sono abbondanti e particolarmente appetitosi; su richiesta viene anche indicato cosa sia locale e cosa no; in generale si avverte che c’è consapevolezza circa la qualità che si intende offrire, e in questo senso il panorama sulle carni è di ampiezza simile a quello della valle sulla suddetta piazza. Da parte nostra la faccenda si è molto positivamente dichiarata appagnate con uno degli antipasti della casa, un’opulenta fettuccina con broccoli e guanciale, una quaglia lardellata e una cicoria, ma davvero l’antipasto è una sequenza notevole di bontà.



Complessivamente la sensazione, anche guardando il passaggio delle ordinazioni altrui, è quella di una cucina che non ha alcuna paura ad esprimersi con personalità e presenza, col condimento che non sta lì nell’angolo a far tappezzeria, ma diciamo che parlando di borghi del Lazio e di una trattoria la collocazione dell’approccio dovrebbe esser già nota. Si va proprio in quella direzione ma con buone materie prime e mano de core, il tutto senza tralasciare che comunque nell’antipasto c’erano per esempio una tartare e un carpaccio trattati con rispetto e misura.

Fa molto molto piacere la possibilità di bere non solo al calice ma anche bene. Questa cosa nelle gestioni delle trattorie diciamo “per tutti” è notevolmente e diffusamente sottovalutata, perché è evidente che non sempre si vuole o può prendere una bottiglia, e non si vede perché si debba per forza planare su uno sfuso spesso non all’altezza del cibo. Questo è uno dei motivi e delle evidenze per cui tornare qui al prossimo giro ad Anagni.

Si va via spendendo una cifra assolutamente corretta, contenti di pancia e di aver conosciuto una realtà ben rodata ed efficace.
Bravi loro. Quanto a noi, ovviamente, questo è certamente un luogo da #datemeretta!