Ultime notizie dal Molise teatrale, che ovviamente esiste

Come sapete, il nostro blog amico GoModa ci tiene informati su quanto di bello accade in Molise.

Stavolta si è trattato di uno spettacolo teatrale che “sa di territorio”, come un piatto tipico o un paesaggio caratteristico.

Vi lasciamo all’articolo!

Magnastoria 2025, la grande tavolata di Isernia: il Molise che esiste ha un nuovo rito collettivo?

Per rispondere subito alla domanda nel titolo:
non lo sappiamo.

C’è però una ricorrenza annuale un’iniziativa che funziona e raccoglie generazioni diverse, locali e turisti, simpatici e gente più particolare in un’unica grande cena socialissima, che per centinaia di metri percorre tutto il centro storico in un rettilineo gastronomico di tavoli, apparecchiati da chi si prenota con tavolo personale preso magari in garage oppure da ristoranti e trattorie che, con le postazioni di fronte al loro ingresso, propongono un menu dedicato.

Una serata decisamente conviviale di cui si parla in dettaglio qui sotto, nell’articolo del blog nostro amico Gomoda.

Buona lettura!

Bar Caffetteria 3 Pini a Pozzilli, o dello star bene quando ci sono i pensieri

(ndr: Ho chiesto all’AI in vari modi una rappresentazione di questo bar e ne vedete una qui in testa, ma no, nel 2024 l’AI non coglie cosa sia un bar di provincia e non mi fa contento in alcun modo, sicché andiamo oltre)

Pozzilli è un paese che, purtroppo, nel Molise e fuori dice qualcosa a qualcuno perlopiù se i motivi non sono belli.

C’è la Neuromed, clinica il cui nome basta per capire che la fortuna è non conoscerla, non perché abbia demeriti ma perché non ci si viene a prendere semplicemente una Tachipirina, ecco.

Succede quindi che, per chi accompagni qui qualcuno a causa dei suddetti motivi, si abbia poi qualche mezz’ora o qualche ora di intermezzo tra gli impegni previsti. Si passeggia un po’, piazzetta, chiesa, qualche negozio e insomma solita camminata in uno dei tantissimi paesi d’Italia.

Appena più distante (se di distanza si può parlare quando non si sta più a venti metri dall’ospedale perché son trascorsi altri due minuti di passi) c’è un bar, che ancora una volta è da fuori uno dei moltissimi bar dei moltissimi paesi d’Italia. Due sedie fuori, un’insegna, un’introduzione semplice che però, soprattutto in certa provincia nazionale, significa qualcosina in più per chi ci abita attorno.

In questo caso è il bar 3 Pini.

All’interno c’è una titolare che ti accoglie sorridendo, pure se diluvia e quindi non è che la giornata sia proprio ricca per lei di soddisfazioni lavorative. Fuori vento e pioggia a complicare i pensieri e bagnare punte di nasi; dentro si sta istantaneamente già meglio.

È un piccolo bar, dicevamo, e ci si trovano le cose che in un bar ci si aspetta di trovare. Un cappuccino caldo, nello specifico, era il conforto basico ma importante che tra i pensieri di cui sopra poteva stemperare freddo e umore.

Siccome però in questo blog siamo gente magari puntigliosa che certe cosine le nota, siamo pure gente che nota certe cosine belle, e qui il cappuccino, che pure era buono, abbondante, cremoso e non un latte macchiato travestito, è diventato personaggio secondario.

Scambiare due parole, lungo quella mezz’ora in cui la solitudine ti fa una compagnia un pelino invadente e poco desiderata, accompagna il cornetto che accompagna il cappuccino, con la radio che nel frattempo è capace in una canzone di portarti altrove, una finestra affacciata su un panorama inatteso… tutte queste cose qui e qualcos’altro ma con il famoso plus: parlare con qualcuno che tanto sa benissimo perché sei lì, il che significa per te pure la libertà di non doversi sfogare -ché pure quella è una catena se te la senti stretta sul collo-, avvertire la presenza di uno spazio nel quale puoi pure ascoltare, conoscere la vita di quel luogo, le difficoltà e le cose che vanno bene, giornate o scelte che scorrono in modo diverso dalla tua, qualcosa magari da imparare per quel viaggio di ritorno, una piccola lezione di storia recente di un territorio di cui sai zero.
E poi parlare, anche, ma rinfrancato da uno spostamento di orizzonte che ti riporta tra gli altri, in mezzo a tutte le vite con la tua, più sereno e leggero a poter dire e far dire.

Il cappuccino era ottimo ed è pure costato poco, se proprio dobbiamo metterci una recensione dentro, ma penso vi sia chiaro che il calore ricevuto non veniva da lì. D’altra parte quando le cose girano così non stai cercando un cappuccino né un cornetto: stai cercando un posto in cui star bene, Ecco: trovato. Però ha anche il cappuccino buono.

Ora: consigliarvi un bar in un luogo che sarebbe bene non frequentare vista la ragione per cui lo si fa… Come dire, non ve lo auguro ma ve lo suggerisco.
Più in generale, però, è bellissimo pensare che in Italia possano esistere potenzialmente migliaia di posti semplici che all’ingresso sembrano bar e all’uscita son diventati benzinai dell’anima, grazie a persone come una titolare che ti serve un cappuccino sul banco e tutto il resto intorno.

Ah, già: il bar è qui

A Isernia, le colazioni che non ti aspetti

A Isernia, se in un aperitivo presenti un salamino Beretta o un formaggio Asiago, il silenzio sospende l’allegro consesso, l’imbarazzo pervade l’aria e gli sguardi si fanno di biasimo. Per la verità, nemmeno mi è mai capitato e anche solo immaginare la reazione di mio padre mi fa tremare i polsi.

Le cose però vanno dette tutte. Dal momento che a Isernia – cittadina dai ritmi meravigliosamente lenti – quasi sempre si fa colazione a casa, su questo diverso fronte non si è altrettanto esigenti e spesso l’offerta dei bar per una colazione fuori casa porta – ahimé – il marchio di Tre Marie o di Bistefani.

[Prima che si crei l’equivoco: parlo dei bar, NON DELLE PASTICCERIE!]

E no, cornetti surgelati, non mi avrete mai. Così, approfitto delle mie frequenti pause deca per studiare la situazione cornetti nei bar in cui mi fermo e voglio ora condividere con voi due scoperte mooooolto interessanti e fuori dai classici giri “del capoluogo pentro”, come si dice nei nostri tg.

La prima è quella del bar L’Antenato, situato un po’ fuori mano (sempre in termini di distanze isernine, eh): si trova nell’ampio spiazzo davanti alla rotonda che è a pochi passi dal Museo Paleolitico (altra visita che consiglio, ma è off topics!), e presenta quindi il primo grande pregio di disporre di un ricco parcheggio, dove un romano può, con rara emozione, divertirsi a scegliere dove posteggiare il suo bolide.

Alle prime visite, nelle quali abbiamo già apprezzato la bontà dei cappuccini, il servizio sorridente e una meravigliosa tranquillità, lo studio visivo dei cornetti della qui presente rompiscatole nazionale rivelava la qualità del lievitato. Un giorno, decìsami all’assaggio, ho trovato conferma di quanto la vista preannunciava: ottima qualità degli ingredienti e grande sapienza nella lavorazione. Il bar si rifornisce presso un forno di Pesche, di cui non conosco il nome; in un’occasione ho però incontrato proprio lì nel bar il titolare e ho ritrovato nelle sue parole l’entusiasmo che quel cornetto portava tra una sfoglia e l’altra.

L’altro posto che ha saputo davvero stupirmi è stato Klès Five, in pieno centro storico. Lo conoscevo come uno dei diversi locali della movida isernina, sicché non l’ho mai frequentato.

Una mattina però ci siamo fermati, il mio egli per un aperitivo, io per uno dei miei deca, a uno dei suoi tavolini in pieno e rinfrancante sole.

Del tutto inatteso, col mio caffè arriva mezzo cornetto, omaggio del ragazzo che abbiamo poi saputo essere diventato da poco il nuovo gestore del locale. Al primo sguardo e con la serietà che momenti come questi richiedono dico al Pier: ” ‘sto cornetto è serio”. Assaggio come il più attento dei sommelier e aggiungo: “Pier, qua ci sta il burro, non la margarina, ed è lavorato alla perfezione”.

Entriamo per pagare e, commossa, vedo che lo scatolone dei cornetti porta la firma dei Fornai Ricci, di Montaquila, produttore noto per il suo premiato panettone.

Con un altro off topics, aggiungo che, per l’aperitivo del mio egli, il giovane neotitolare ci ha proposto un ottimo Dubl di Feudi, che – insomma – in un mondo di bar che ti offrono il “prosecchino” è una gran bella cosa.

M’arraccumanne, dàteme retta!